Caravaggio lo conosci sicuramente. E conosci il Narciso.
”Se non lo conosci, scoprilo, studialo.
Narciso è un quadro eccezionale, non serve essere laureati in storia dell’arte per capirlo. La tela verticale, quello sfondo nero, così nero che fa strano poter vedere il protagonista. E poi il giovine, el toso, che si innamora della sua immagine riflessa.
Un classico.
Vengo al punto. Quella che stiamo vivendo, è l’epoca dell’io. Non serve che te lo dica: basta prendere in mano il telefono, toccare con il polpastrello una delle icone che rappresentano la porta per la socialità – i social appunto – e lasciarsi travolgere dagli altri. Non c’è un dialogo, ci sono gli altri che, come nel Narciso, si riflettono sullo schermo… e quindi in noi.
Perché nessuno di noi è fuori da questa dinamica, da questo gioco.
Quante volte lo fai, ogni giorno? Prendi il telefono, giri la videocamera, ti scatti un selfie, oppure giri un breve video. Poi la tecnologia fa il resto: lo pubblichi.
Se mi segui, sai che lo faccio anche io.
Vogliamo metterci la faccia?
Siamo esseri umani, tutti quanti – me compreso. E in questo gioco del mostrarsi, c’è sicuramente un po’ di Narciso, di narcisismo. Bene? Male? Non lo so, non sono uno psicologo.
Quello che mi interessa è invece la presenza… quello che in genere viene detto “mostrare la faccia”. In fondo, è una questione di accezione: se narcisismo non suona tanto bene, mostrare la faccia è tutta un’altra cosa. E per chi fa affari, per chi si muove nel mondo degli investimenti, il mostrare la faccia secondo me è importantissimo.
Non mi sono mai piaciute le eminenze grigie, chi armeggia alle spalle. A me piace esserci, piace che si sappia chi sono, quello che faccio. Se un uomo è riassunto nelle sue azioni, è anche giusto che queste azioni siano visibili.
E allora sì, il selfie. Una traccia della mia storia personale, una foto per ricordarmi ogni passo fatto lungo questo appassionante filo rosso che sono la mia vita e il mio business. Una foto non sempre perfetta, non sempre al meglio: ma una foto vera.
Mi espongo. E tu?
Una foto vera. Perché il nuovo gentleman non deve avere paura di nascondersi, né di nascondere la sua umanità, in azienda come negli investimenti, in società come tra gli amici più sinceri. Le sue azioni sono naturali, spontanee (c’è l’intelligenza dietro, a guidarle, e non il calcolo), e non ha di che vergognarsi.
Il gentleman si espone.
E il gentleman si fa i selfie. Perché è meglio vivere nel proprio tempo, purché con i propri valori, che incastrarsi nel passato solo perché non si fa.