C’è una parte del Capitale Umano fatta da imprenditori che sembrano aver chiuso, ma la cui energia è ancora ai massimi livelli.
Tutto sta nel nuovo. Se non ha una nuova visione, se non immagina modi di far sgorgare nuova linfa, l’imprenditore si siede. Si guarda attorno nel suo ufficio, percorre la sede dell’azienda nella quale ha lavorato per decenni, ma dentro di sé ha già chiuso la serranda per l’ultima volta. Eppure è un controsenso: avrà tirato i remi in barca, ma l’energia c’è ancora.
L’imprenditore di cinquantacinque, sessant’anni che vende l’azienda – o che la chiude – non è finito, tutt’altro. Come faccio a saperlo? Perché dopo pochi mesi, crolla.
La sua natura è quella dell’imprenditore, del creatore, e l’energia ancora presente da qualche parte deve essere sfogata.
”Ecco: questo per me è Capitale Umano, la risorsa che ha – onore e onere allo stesso tempo - il posto centrale nel futuro del paese.
Vi aspetto.