Interruzione è ripensare, è ripartire.
Non è uno stop a fermare la nostra corsa, se sappiamo capire quando fermarci a riflettere. Una volta lasciati liberi gli altri, bisogno fermarsi e respirare.
Intorno a noi c’è tutto quello che serve.
Quando la strada è una linea retta, il viaggio è noioso. Puoi certamente provare del piacere premendo sull’acceleratore, ma anche questo tipo di adrenalina è destinato a esaurirsi.
Se la vita avesse una unica pendenza e una unica direzione, sarebbe anch’essa noiosa.
È vero: quando il nostro percorso subisce uno stop improvviso, quando tutto intorno a noi sembra essersi fratturato, sulle prime la sensazione non è delle più piacevoli. I dubbi si insinuano nelle idee che credevamo più giuste: sono stato io? Ho agito in modo troppo lontano dalle aspettative degli altri? Avrei potuto fare meglio, di più, ho avere più attenzione?
IL MOMENTO DI RIFLESSIONE E’ OBBLIGATORIO.
Qualcuno direbbe per curarsi le ferite; io dico per cercare nuovi percorsi. Perché quando la strada – e la vita – perdono il loro vettore rettilineo, è molto meglio rimanere saldamente al volante, padrone di decidere se e verso dove sterzare.
Cosa fare, in questi momenti?
Non credo ci siano una cosa giusta e una sbagliata, né tantomeno un decalogo, figuriamoci delle rassicuranti best practices.
In questi momenti io mi centro, ancora una volta. Cerco il punto zero della bussola, respiro, studio me stesso, chi mi sta attorno, chi ho preferito lasciare alla sua, di strada, l’ambiente che mi circonda. Spesso mi rivolgo alle persone di sempre – quelle delle quali mi posso fidare – e mi consiglio con loro.
Una cosa però è fondamentale: non abbandono i miei progetti, ma semplicemente li ripenso. Perché se la strada non è più affidabile, lo stradario ne indicherà un’altra. Meglio ancora, quella nuova e migliore la potremo cercare noi,
liberi dalla noia del rettilineo.